Non chiamateli giardini di terapia se non considerate la malattia

Per progettare giardini di terapia che indagini si devono fare? Quali quesiti bisogna porsi?

  • Quali sono i desiderata di un anziano ospite della casa di cura, per cui state progettando un giardino?
  • Che attività prevede di fare il personale sanitario all’interno dello spazio verde?
  • Quante persone utilizzeranno quel giardino?
  • Cosa comporta, in termini di deficit, la malattia di cui sono affette i fruitori?
  • Che colori vedono le persone?
  • Che impedimenti motori hanno?
  • Quali sono le risposte progettuali in tal senso?

Queste e molte altre, sono le domande a cui dare risposta in modo preliminare prima di affrontare un progetto di verde terapeutico. Troppo spesso  si vedono progetti di giardini in contesti sanitari che tutto hanno, fuorché una attenta analisi della situazione precedente il progetto e di una successiva.  Di messa in mano dello spazio a chi lo dovrà gestire.

Fare un progetto di verde terapeutico significa calarsi nella realtà medica, sanitaria, sociale e non meramente fare un giardino. Né tanto meno  escogitare un  modello copia e incolla, valido ovunque. Il punto fondamentale è entrare in contatto con le malattie, comprenderne il significato, per quanto un tecnico non sia un medico. Comprenderne la portata, che spesso sconvolge sensi, percezioni spazio-temporali, la visione, la motricità e molto altro ancora.

Per progettare giardini di terapia, gli healing gardens,  bisogna parlare di malattia e ausilio alla cura. Gli aspetti progettuali devono andare dietro a questo tipo di approfondimenti, che sono parte integrante della componente e del bagaglio tecnico di un progettista. Non basta quindi conoscere bene la vegetazione se poi non si sa cosa comporta avere l'Alzheimer  - per esempio  - e non si sanno dare risposte pratiche adeguate.

Per fare ciò, il confronto con la parte medico-sanitaria è imprescindibile. Recepire quali sono le attività, le cure realizzate in indoor permette di proporne nuove o anche le stesse in outdoor.

Perché l’obiettivo di un giardino terapeutico, per poterlo chiamare tale, è  proprio quello di utilizzarlo come reale strumento di cura, attraverso attività motorie, ludiche, ricreative, riabilitative, di socializzazione.

 

|foto ©Monica Botta|

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