Un incendio sulla terra nuda.
Rivoltata dalla lama che affonda e scardina, la breccia non rifiuta, non protesta, accoglie materna le stille e le polveri, i semi vagabondi, pionieri e conquistatori di uno spazio vergine.
Il seme nuovo
è fiducioso.
Si radica nel profondo
Nei luoghi
Che sono
Più vuoti.
[Clarissa Pinkola Estés]
E’ già successo mille e mille volte, in tutte le storie dei popoli in cammino, di ritrovarsi a rinascere come la terra, con la terra, di farsi forza e di mietere speranza, di coltivare la pazienza e rivedere il colore di un fiore, un germoglio spaesato, il profumo dell’infanzia, dell’improvvisazione.
Un seme non sa mai dove cadrà, non se ne cura; si affida e aspetta, si contiene, conserva le sue energie fino al momento in cui capirà di trovarsi nel posto giusto per darsi compimento.
Le sue speranze, il seme, le consegna a chi non lo priva di un nido, foss’anche nel pertugio più remoto di una casa in rovina, perché il seme è il principio e il principio non contempla esitazioni, non vince sul ripensamento.
La terra ama l’audacia, garantisce nascondiglio a tutti i temerari.
E’ madre, non giudica.
|foto di autore sconosciuto, fonte pinterest| testo di Alessandro Gambardella, Giardiniere, esploratore di forme, linguaggi, materiali. Crede nell’ importanza delle parole per prendersi cura di sé. Non è di poche parole.|
" STRUMENTARIO per la cura di sé " nella natura, con la natura.
La parola, un veicolo per i sentimenti, è essa stessa sentimento, forma della percezione; con la parola raccontiamo noi stessi e ci comprendiamo, includendoci nel messaggio trasmesso, dando una forma al nostro sentire. Con la parola, quindi, facciamo esperienza di noi, ci assicuriamo consistenza. Scrivere e raccontarsi con la poesia è condensarsi in parole, cercarsi tra le virgole e le esclamazioni, prendersi cura del proprio significato, del proprio Io.